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LE VITE PARALLELE 2


Benito Mussolini

Salve a tutti. Mi chiamo Benito Mussolini, e sono un uomo di destra.
Almeno alla fine. Da giovane ero socialista. Diventai anche direttore dell'Avanti!, il giornale del Psi. Ma la politica è come la Terra, rotonda. Mi spinsi così a sinistra, che un giorno mi svegliai a destra.
Il giorno in cui iniziò la prima guerra mondiale. Io volevo l'intervento dell'Italia, i miei compagni no. Sono stati sempre contrari alla guerra, loro. E lo sarebbero ancora, se non li avessi fatti tritare dalle squadracce.
Sono stato nominato presidente del consiglio nel 1922. L'Italia è diventata morbida creta fra le mie dita. In pochi anni le ho dato la forma che volevo. Ma ho sempre avuto una spina nel fianco: il re. Vittorio Emanuele III, la prova vivente che la rottura di maroni causata da una persona non è mai direttamente proporzionale alla sua altezza.
Il re, l'unico italiano che poteva fermarmi, era anche l'unico che non mi amava. Perchè in Italia tutti approvavano quello che facevo. Davvero! Soprattutto dopo le manganellate.
Il manganello fa bene. Indirizza verso ciò che è spiritualmente giusto. Lo scrisse Gentile. Gentile era il mio filosofo di fiducia. Approvava la violenza delle mie squadre. E se gli scuotevi la testa, sentivi un rumore come di pigne dentro un secchio.
I filosofi non erano tutti con me, però. Uno in particolare mi disprezzava. E pensare che all'inizio simpatizzava con me. Poi ha cambiato idea, e ha scritto il manifesto degli intellettuali antifascisti. Purtroppo non potevo toccarlo, era un personaggio troppo in vista. Ho dovuto sopportarlo per anni. Non smetteva un secondo di criticarmi. Una Croce.
Meno male che le masse non lo stavano a sentire. Un po' era anche merito mio, sapevo come persuadere la gente. Era facile. Parlavo ai soldati? Dicevo di essere stato un soldato. Parlavo ai contadini?
Dicevo di essere stato un contadino. E così via. In questo modo tutti gli italiani si identificavano con me. Quelli rimasti, almeno. Unica eccezione, i comunisti. Sempre fra i piedi, me li trovavo. Avevo sviluppato una psicosi. Bevevo il vino rosso, mi veniva l'orticaria. Comunisti a parte, la gente mi adorava. Ero il Guerriero, con la g maiuscola. Il difensore della patria. Poco importava che nel 1902 fossi scappato in Svizzera per evitare il servizio di leva. Divenuto adulto responsabile, dal balcone del mio palazzo urlavo: "ARMIAMOCI! E partite".
Il mio regime era una mistura di correnti culturali antitetiche. Sotto lo stesso tetto facevo convivere il tradizionalismo e il futurismo, il liberismo e il corporativismo. Coerente, insomma.
Cambiare l'ordinamento italiano è stato un lavoro complesso. Era tutto nel mio programma: dare poteri enormi al capo del governo, indebolire il parlamento, ammaestrare l'informazione, togliere di mezzo i personaggi scomodi. E questo solo il primo giorno.
Qualcuno ogni tanto protestava. Il re, sempre lui. Era incredibile la sproporzione fra la sua statura e la sua invadenza. Era così basso che dava le testate ai granelli di polvere. Eppure.
Il mio fu un potere carismatico, per usare una definizione di Max Weber. Le mie decisioni e le mie azioni erano legittimate dal fatto che tutti mi consideravano infallibile. Credevano fossi un super-uomo. Mussolini ha sempre ragione. Finii per crederci anch'io. Mi sbagliavo. Ho ancora i segni della corda intorno alle caviglie.
Max Weber non piaceva alla Chiesa. Diceva che Dio è morto. Non piaceva alla Chiesa, quindi neanche a me. Stavo attento a tenermi cara la Chiesa. Vedi i Patti Lateranensi, con cui io e il Papa abbiamo appianato le divergenze. O, per usare un termine tecnico del diritto canonico, abbiamo diviso il bottino.
La destra è vicina alla Chiesa. Non a caso il primo teorico della destra radicale fu un prete della Savoia, De Maistre. Secondo lui il popolo non aveva diritti, ma solo il sacro dovere di obbedire. Credo fumassimo la stessa erba.


Silvio Berlusconi

Salve a tutti. Mi chiamo Silvio Berlusconi, e sono un uomo di destra.
Almeno adesso. Da giovane ero socialista. Stavo con Craxi, il capo del Psi. Ma la politica è come la Terra, rotonda. Mi spinsi così a sinistra, che un giorno mi svegliai a destra.
Il giorno in cui iniziarono le mie grane giudiziarie. Io volevo assolvermi, i giudici no. Sono stati sempre contrari alla mia volontà, loro. E lo sarebbero ancora, se non li avessi fatti corrompere da Previti.
Sono stato nominato presidente del consiglio nel 2001. L'Italia è diventata morbida creta fra le mie dita. Ho cercato di darle la forma che volevo. Ma ho sempre avuto una spina nel fianco: il presidente della Repubblica. Carlo Azeglio Ciampi, la prova vivente che la rottura di maroni causata una persona non è mai direttamente proporzionale al numero di capelli che ha in testa. La seconda prova vivente.
Il presidente, l'unico italiano che può fermarmi, è anche l'unico che non mi ama. Perchè in Italia tutti approvano quello che faccio. Davvero!
Soprattutto quelli del Tg4. Il Tg4 fa bene. Indirizza verso ciò che è politicamente giusto. Lo dice Fede. Fede è il mio giornalista di fiducia. E' lui che declama al mondo i miei successi. Anche quelli che non ho. Soprattutto quelli. E se gli scuoti la testa, senti un rumore come di acqua dentro un secchio. I tg non sono tutti con me, però. Uno in particolare mi disprezza. Simpatizza con l'opposizione. Purtoppo non posso censurarlo. Sono anni che lo sopporto. Non smette un secondo di criticarmi. Chi se ne frega, è da solo contro cinque.
Meno male che le masse non lo stanno a sentire. Un po' è anche merito mio, so come persuadere la gente. E' facile. Parlo ai giornalisti? Dico di essere stato un giornalista. Parlo agli operai? Dico di essere stato un operaio. E così via. E' un metodo che funziona, solo mi crea qualche imbarazzo quando parlo alle prostitute.
E ai comunisti. Sempre fra i piedi, me li trovo. Ho sviluppato una psicosi. L'altra notte mi entra in casa questo tizio vestito di rosso, con un sacco sulla spalla. Un ladro comunista! Gli sparo, accendo la luce, lo guardo: era Babbo Natale.
Babbo Natale, l'amico dei bambini. Storie! Babbo Natale è un pezzo di merda! Le sue fabbriche producono milioni di giocattoli, e lui che fa? Li regala! Comunista!
Comunisti a parte, la gente mi adora. Lo dicono i sondaggi. Sono il Premier, con con la p maiuscola. Il difensore della democrazia. Poco importa che negli anni '70 abbia fatto parte della P2, la loggia massonica eversiva di Licio Gelli coinvolta in una lunga lista di attentati terroristici e loschi traffici. Divenuto adulto responsabile, dalla poltrona di palazzo Chigi urlo: "MENO TASSE PER TUTTI! Quelli come me".
Il mio governo è una gustosa mistura di ex picchiatori fascisti (Alleanza Nazionale), secessionisti brucia-tricolori (Lega Nord), liberisti illiberali (Forza Italia) e un paio di zombi tornati dall'aldilà perchè avevano finito i soldi (Nuovo PSI). Sono fiero della mia coalizione. Anche se la tengo insieme con lo sputo. Bossi è il più discolo. Dieci anni fa mi chiamava "mafioso di Arcore", ma l'ho perdonato. Mi serve il suo appoggio. Certo, è un razzista. Uno xenofobo. Un secessionista. E ha questa fissa della razza Piave. Ma chi non ha mai, almeno una volta in vita sua, imbottigliato l'acqua di un fiume e giurato fedeltà ad uno stato inesistente?
Poi Bossi si è ammalato. E ha manifestato concretamente la sua fiducia nella sanità italiana - quella lombarda in particolare - facendosi curare in Svizzera. E da lì mi ha chiesto di tagliare la spesa sanitaria. E' questo il fascino di Bossi. Quando parla sembra sempre pieno di gin.
Ho sostituito Bossi con Calderoli. Stesso partito, stesso carattere discolo. Si è inventato questa storia della taglia. Nessuno può toccare un padano! Specialmente se quel padano è Calderoli. E a toccare è una donna.
La sorpresa del mio governo è il Nuovo PSI. Socialisti. A destra. Per questo si chiama Nuovo PSI. Anche se mi sembrava migliore il nome escluso all'ultimo momento, Banda Bassotti.
Cambiare l'ordinamento italiano è stato un lavoro complesso. E' tutto nel mio programma: dare poteri enormi al capo del governo, vedi la riforma della Costituzione; indebolire il parlamento, vedi il ricorso continuo alla fiducia e alle deleghe legislative; ammaestrare l'informazione, vedi la sostituzione di Mentana con lo zerbino Rossella; togliere di mezzo i personaggi scomodi, vedi Biagi, Santoro e Luttazzi. Anzi no, non vederli.
Qualcuno ogni tanto protesta. Ciampi, sempre lui. La prossima stagione lo faccio comprare da Galliani e lo do in prestito alla Dinamo Kiev. A che servono tutti questi organismi di controllo? Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, opposizione parlamentare. Non mi fanno fare niente! Propongo una legge per salvare Previti dal carcere, e loro protestano. Cerco di cancellare l'indipendenza della magistratura subordinandola al governo, e loro criticano. Tasso i poveri più dei ricchi, e loro si oppongono. E così via per decine di altri provvedimenti a favore del popolo, tipo la legge con cui mi sono condonato la villa abusiva in Sardegna. Non mi fanno fare niente! Il mio è un potere burocratico, per usare una definizione di Max Weber.
Le mie decisioni e le mie azioni sono legittimate dal fatto che hanno la veste di norme formalmente corrette. In altri termini, le mie decisioni sono giuste perchè sono leggi dello Stato. Secondo Weber questo è pericoloso, perchè permette ai capi del governo disonesti di uscire dalla legalità senza infrangere le regole. Ehi! Perchè guardate me?
Ma il mio è anche un potere carismatico. I miei subordinati credono che io sia un super-uomo. Ho finito per crederci anch'io. Sono invincibile. E' così. Sono invincibile. Sono l'anello di congiunzione fra De Gasperi e Mazinga.
Max Weber non piace alla Chiesa. Diceva che Dio è morto. Non piace alla Chiesa, quindi neanche a me. Sto attento a tenermi cara la Chiesa. Vedi la legge con cui ho proibito la fecondazione eterologa. O l'appoggio dato a Buttiglione quando ha buttato la bomba dell'omosessualità come reato. Buttiglione è l'erede di Del Noce, il pensatore di destra che invitava lo Stato a perseguire i peccati come fossero crimini. Per me va bene, a una condizione: via "non rubare" dai dieci comandamenti.

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